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L’orticello è morto… è ora di competere nel modo giusto!

competizione

COMPETERE SIGNIFICA “ANDARE INSIEME”

La parola competere deriva dal latino “cum petere” che significa andare insieme, dirigersi, è interessante come nella parola stessa “competizione” sia anche suggerito un significato di collaborazione e di raggiungimento di un obiettivo.

Se pensiamo ad alcune competizioni celebri della storia come per esempio quella tra Edison e Swan, la cui contrea sulla paternità della lampadina  finì con la nascita della società Edison-Swan, ma anche più recentemente alla storia di Federer e Nadal a cui abbiamo dedicato un post, la competizione può condurre,  attraverso una relazione stimolante con l’altro, ad  un’evoluzione personale. 

Concetto che  ritroviamo anche in un geniale spot di BMW dedicato a Mercedes quando il suo amministratore delegato Dieter Zetsche andò in pensione: nello spot si vede l’AD Mercedes che saluta tutti e torna a casa, salvo poi aprire il garage della sua villa e andarsi a fare un giro con la sua scintillante BMW. Alla fine si leggono le parole “Grazie Dieter Zetsche, per questi anni di stimolante competizione”.

 

ESISTE UNA COMPETIZIONE SANA ? 

La competizione è sana nel momento in cui l’altro va a solleticare una parte evolutiva di noi, una parte di potenziale ancora inespresso e che nel confronto con l’altro ci comunica di voler emergere. Il desiderio di competere, solo apparentemente riguarda qualcun altro, in realtà è espressione di desideri e potenzialità che sono dentro di noi, ma che non riconosciamo in noi stessi. Se riusciamo consapevolmente a riconoscere questo meccanismo possiamo usare quella spinta a competere per evolvere. 

Viceversa spesso accade che la competizione sia legata a meccanismi di auto-svalutazione e, riaccendendo antichi  sentimenti di inadeguatezza, anziché utilizzare l’altro come uno sprone, se potessimo lo vorremo distruggere. Questo tipo di competizione non ci fa evolvere, ma al contrario ci fa rimanere sul posto e alimenta dei sentimenti che distruggono noi stessi piuttosto che l’avversario.

 

LA COMPETIZIONE ALL’INTERNO DELLE ORGANIZZAZIONI E’ UTILE?

Nel mondo del business la competizione è molto diffusa ed è spesso alimentata dalle organizzazioni, con meccanismi premiali e di altro genere. La convinzione di base è che la competizione possa migliorare la performance, poiché per vincere sull’altro facciamo di più e lavoriamo meglio. 

In realtà, adottando questo tipo di competizione, si va a inficiare la performance del sistema nel suo complesso. Si instaura la cosiddetta “cura dell’orticello”: io metto i miei obiettivi individuali o del mio team davanti agli obiettivi organizzativi complessivi; dunque, perseguo i miei obiettivi per vincere sull’altro, ma perdo di vista il fatto che tutti facciamo parte della medesima organizzazione e che tutti abbiamo degli obiettivi più grandi e comuni da raggiungere. 

Il risultato finale qual è? Magari i singoli team lavorano meglio, ma iniziano a perdere quella comunicazione interpersonale e l’apertura verso l’altro che è ciò permette a tutta l’organizzazione di funzionare davvero nel lungo periodo e di stare al passo con i cambiamenti richiesti dal mercato in modo costante crescente e incrementale.  Ognuno diventa un abilissimo coltivatore del proprio orticello perdendo di vista che l’orticello si trova in un campo più grande. Al giorno d’oggi, con organizzazioni liquide e in continuo cambiamento questo tipo di lavoro “a silos” non ripaga mai, perché rende le aziende lente nel rispondere alle richieste del mercato, mentre la comunicazione inter-funzionale, lo scambio  e il senso di appartenenza sono ciò che permette ad un’organizzazione di evolvere ed innovare. 

 

COME LAVORARE SULLA SPINTA A COMPETERE

In conclusione c’è sempre un tema individuale di come viviamo la competizione, ma c’è anche un tema culturale, di come la competizione viene vissuta a livello di cultura dell’azienda. 

È anche vero che l’individuo ha sempre uno spazio per lavorare sulla propria consapevolezza, ad esempio chiedersi nel momento in cui sente una spinta a  competere con qualcuno, quale parte di noi quella persona sta solleticando, qual è la parte che vuole evolvere e che quindi quella persona sta attivando, qual’è il regalo che questa persona ci sta facendo mostrandoci un modo migliore di fare le cose e di essere. Queste domande ci permettono di utilizzare la spinta competitiva per migliorare noi stessi. 



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