I fallimenti non sono tutti uguali
Nelle organizzazioni il tema del fallimento è un tema ancora piuttosto taboo, inizia ad essere okay parlare di gestione positiva dell’errore, ma fallire è qualcosa che le aziende come concetto ripudiano. In realtà esistono fallimenti e fallimenti, anche molto diversi tra loro.
Secondo Amy Edmondson, ricercatrice di Harvard e autrice del meraviglioso concetto di sicurezza psicologica di cui abbiamo parlato qui, esistono tre tipi di fallimento.
FALLIMENTO EVITABILE:
Consiste in una deviazione dai processi conosciuti che porta a risultati indesiderati. Pensiamo ad esempio a una catena di montaggio di un auto dove al posto di un pezzo ne viene montato un altro, il danno farà si che tutta la vettura dovrà essere rivista. Questo tipo di fallimento è dovuto a lacune nel comportamento, nelle competenze o nel livello di attenzione delle persone che lavorano.
FALLIMENTO COMPLESSO:
Riguarda combinazioni uniche e inedite di eventi che producono risultati indesiderati. Pensiamo ad un incidente aereo dove la nebbia si unisce a un messaggio della torre di controllo che non viene ben compreso e a un aereo che atterra 5 minuti prima, mentre un altro sta decollando, il disastro che ne consegue è dovuto alla complessità di fattori che si sono combinati in modo inaspettato in una situazione familiare.
FALLIMENTO INTELLIGENTE:
Si tratta dell’esplorazione di un territorio sconosciuto che porta ad un risultato indesiderato. Pensiamo a tutte quelle attività di sviluppo e progettazione di nuovi prodotto che poi per qualche motivo non funzionano come ci si era aspettati inizialmente, in questo caso il fallimento è dovuto dall’incertezza e dalla sperimentazione.
Qual è problema delle organizzazioni rispetto al tema del fallimento?
Trattano tutti i fallimenti allo stesso modo. Viceversa, mentre il primo tipo di fallimento, quello evitabile, va eventualmente sanzionato, così come il fallimento complesso va analizzato e compreso, il fallimento intelligente va fortemente incoraggiato, nessuna innovazione è possibile senza contemplare la possibilità di fallimenti intelligenti.
Le aziende della Silicon Valley sono quelle che più hanno compreso questo concetto, si veda ad esempio l’approccio di Google in questo TED dal titolo “The unexpected benefit of celebrating failure”.
Per quanto questo possa essere spiegato ai singoli leader, è necessario nelle organizzazioni creare una cultura del fallimento intelligente, il che vuol dire che è okay fallire non solo a livello di individuo e di team, ma anche a livello più ampio e organizzativo.
Come si fa? L’acqua fresca viene dall’alto, in questo caso è fondamentale agire sul mindset dei livelli più alti dell’organizzazione: azionisti, proprietari e amministratori delegati. Ma un primo passo sarebbe comunque iniziare a parlare con coraggio di fallimento in tutti i livelli dell’organizzazione.