Viviamo in un’epoca che celebra la mente, la razionalità, le competenze cognitive. Nelle organizzazioni, il corpo è spesso relegato al ruolo di semplice “contenitore” della mente: un accessorio che serve per portare il cervello in ufficio o davanti allo schermo del computer. Eppure, questa visione è profondamente limitante.
L’essere umano non è solo una mente pensante, ma un corpo che sente, percepisce e reagisce. Ignorare questa dimensione significa rinunciare a una parte fondamentale di ciò che siamo, di quella più intuitiva in grado di anticipare il cambiamento
La falsa dicotomia mente-corpo
L’idea che la mente e il corpo siano due entità separate ha radici lontane, nel pensiero cartesiano di René Descartes, con il famoso “Cogito ergo sum” (“Penso, dunque sono”). Ma molti filosofi, scienziati e psicologi contemporanei hanno confutato questa visione dualistica. Tra questi:
- Antonio Damasio, neuroscienziato e autore del libro L’errore di Cartesio, dimostra come le emozioni e le sensazioni corporee siano essenziali per i processi decisionali. Senza il corpo, la mente non può funzionare.
- Maurice Merleau-Ponty, filosofo francese, ha sottolineato che la percezione del mondo non avviene attraverso la mente in isolamento, ma attraverso il corpo, che è il nostro primo strumento di conoscenza e interazione.
Il corpo nel lavoro: un potenziale sottovalutato
Nella vita professionale, tuttavia, il corpo è praticamente ignorato. Si dà per scontato che tutto passi dalla testa: creatività, decisioni, produttività. Ma il corpo ha un ruolo fondamentale che può influenzare ogni aspetto del lavoro:
Intuizioni e percezioni
Il corpo è una fonte continua di segnali. Quella “sensazione di pancia” o quel “peso sulle spalle” che proviamo in certe situazioni non sono semplici metafore: sono il nostro corpo che comunica. Ascoltarlo può aiutarci a prendere decisioni più consapevoli per abitare la complessità contemporanea
Relazioni e comunicazione
Le relazioni professionali non si costruiscono solo con le parole, ma anche con il linguaggio non verbale: posture, gesti, tono di voce. Il corpo parla, anche quando non ce ne rendiamo conto, e saper interpretare questo linguaggio può migliorare enormemente la collaborazione nei team e la relazione con i clienti
Energia e produttività
Spesso si sottovaluta l’impatto che il benessere fisico ha sulla performance lavorativa. Fatica, tensione muscolare, posture scorrette: tutto questo si riflette sulla nostra capacità di concentrarci e di lavorare efficacemente.
Reintrodurre il corpo nelle organizzazioni
Ma come possiamo riportare il corpo al centro della vita professionale? Ecco alcune idee:
- Incoraggiare il movimento: Pause attive, postazioni di lavoro flessibili, meeting in piedi o camminando. Muoversi non è solo una questione di salute fisica: stimola anche la creatività e la chiarezza mentale.
- Allenare la consapevolezza corporea: Tecniche come il mindfulness, lo yoga o il body scanning possono aiutare le persone a riconnettersi con il proprio corpo e a gestire meglio lo stress.
- Promuovere una leadership “incarnata”: Come sottolinea Arawana Hayashi, autrice e praticante del Social Presencing Theater, i leader possono imparare a essere più presenti e autentici proprio attraverso il corpo, utilizzandolo come strumento per percepire il sistema in cui operano.
- Creare spazi che rispettino il corpo: Gli ambienti di lavoro non dovrebbero essere solo funzionali alla mente, ma anche accoglienti per il corpo: luce naturale, sedute ergonomiche, spazi per il relax e il movimento.
Un cambio di paradigma
Riconoscere l’importanza del corpo nelle organizzazioni non significa abbandonare la mente, ma integrarla in una visione più completa e olistica dell’essere umano. Il corpo non è un intralcio alla produttività, ma un alleato fondamentale per il benessere e la performance.
Come ci ricordano Damasio e altri pensatori contemporanei, la mente non può funzionare senza il corpo. È tempo che anche il mondo del lavoro ne prenda atto e inizi a valorizzare questa connessione. Forse non siamo solo “pensatori” al lavoro, ma esseri completi che, attraverso il corpo, possono scoprire nuove possibilità di crescere ed innovare